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PHILM
numero 2, anno II, 2023
Sulla materia oscura dello sguardo [closed]

Il nucleo generativo del montaggio è racchiuso nel processo di decostruzione e ricomposizione per cui la mera datità dell’esistente non è di per sé significativa, ma si converte in una configurazione ricca di senso unicamente quando è messa in relazione con altri elementi. In questa prospettiva il montaggio assume lo spessore di uno dei più antichi problemi filosofici: il rapporto tra continuità e discontinuità, tra continuum e discreto o, se si vuole, tra sintesi e analisi. Si tratta di una domanda sempre più urgente per com- prendere lo statuto mediale della contemporaneità, segnata da nuove tecnologie dell’immagine e del suono che ci stanno costringendo a rivedere il rapporto tra la natura del montaggio e le sue capacità sintetiche.

Oltre a invitare a proporre una riflessione originale a partire da questi temi, la redazione segnala anche alcune linee di ricerca che si potrebbero sviluppare:

  • montaggio e transmedialità;

  • il montaggio in relazione alla dialettica continuo-discreto;

  • montaggio e temporalità nell’audiovisivo;

  • logica ed estetica del montaggio;

  • montaggio versus piano sequenza;

  • le condizioni trascendentali del montaggio; - montaggio e verità dell’esperienza;

  • il montaggio oltre l’audiovisivo;

  • montaggio visivo e montaggio sonoro; - etica del montaggio;

Procedura di selezione: si prega di inviare un abstract di massimo 1000 battute (spazi inclusi) entro il 1° settembre 2023 all’indirizzo della redazione: philm.redazione@gmail.com, indicando il titolo della proposta, la sezione della rivista a cui si intende partecipare (Scritture o Tracce) e una breve biografia dell’autore o dell’autrice. Le proposte verranno valutate dalla redazione e gli esiti della selezione verranno comunicati, via mail, entro il 1° ottobre 2023. 

I contributi selezionati dovranno poi essere inviati entro il mese di maggio 2024 e saranno sottoposti a double-blind peer review.

I contributi, scritti e composti appositamente per la rivista, dovranno rientrare in una delle seguenti sezioni:
* Scritture: saggi di approfondimento dedicati al tema specifico del singolo numero, di lunghezza compresa tra i 25000 e i 30000 caratteri (spazi e note inclusi);

* Tracce: articoli più brevi, dedicati a singoli film, opere video-artistiche, sempre legati al tema del numero ma di lunghezza compresa tra i 15000 e i 20000 caratteri (spazi e note inclusi).

La pubblicazione del volume è prevista entro la fine del 2024.

Nel corso del Novecento, il montaggio cinematografico si è dimostrato una formidabile risorsa espressiva non solo sul piano dell’organizzazione spazio-temporale dell’immagine, ma anche sul piano delle risposte percettive e interpretative dello spettatore. A partire da un primo stadio prettamente tecnico, i processi di articolazione e ricomposizione del materiale audiovisivo effettuato attraverso tagli e giunture divennero rapidamente un elemento strutturante dell’impalcatura nar- rativa dei film, organizzando il flusso delle immagini in un testo dotato di partizioni riconoscibili in cui lo spettatore potesse discernere una “storia”. Questa straordinaria plasticità del montaggio non ha soltanto permesso il transito dello spettatore all’interno della narrazione, ma si è progres- sivamente caricato di nuove funzioni polarizzanti che tendono invece a interrompere o deviare l’ordine narrativo: da una parte una funzione che organizza il flusso narrativo, dall’altra una che gli resiste. Il montaggio – inteso come forma in continua evoluzione – ha quindi gradualmente trasformato la propria funzione materiale, storica e teorica: la possibilità di tagliare, spostare, ricombinare, sostituire finisce per rappresentare la garanzia di una più estesa e pervasiva coordinazione di stimoli sensibili e processi di pensiero, ben oltre i confini del cinema. Basti pensare alle costellazioni e alle architetture residuali di Walter Benjamin, al Denkraum di Aby Warburg o, ancora, alla rivendicazione del “senso ottuso” da parte di Roland Barthes.

Il montaggio diventa quindi l’ambiente teorico adatto per comprendere – nella sua generalità – il lavoro di composizione, scomposizione e ricomposizione degli elementi che partecipano alla strutturazione dell’immagine e dell’esperienza, mettendo in relazione i differenti piani espressivi e la molteplicità dei loro dati sensibili. Se ricordiamo che la coordinazione del sensibile con l’intelligibile è, a partire da Kant, il lavoro specifico che caratterizza l’immaginazione, il montaggio audio-visivo diviene conseguentemente lo strumento che fa lavorare l’immaginazione dello spettatore su registri sempre più differenziati e attraverso formati tecnici variabili. In esso sono in gioco le nozioni stesse di immagine e di immaginazione come processi sintetici che tessono e ritessono l’esperienza in forme sempre nuove.

Dietro le diverse declinazioni storico-teoriche del montaggio è possibile isolare un’ipotesi a cui il terzo numero di PHILM intende lavorare: analogamente a quella del film, la continuità della no- stra esperienza è sempre legata a ciò che in essa è discontinuo.

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PHILM
numero 3, anno III
Comporre, scomporre, ricomporre.
Il montaggio come forma dell’esperienza [closed]
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